I Protocolli per il contenimento della diffusione del coronavirus negli ambienti di lavoro hanno disposto la sospensione dell’attività formativa in modalità in aula, ma richiedono che i lavoratori siano informati in merito a diversi aspetti. Andando a fondo di alcune questioni (vedi per esempio alla voce “pulizia e sanificazione” e “primo soccorso nei cantieri edili”) la sospensione della formazione può risultare però difficilmente gestibile. Faccio qualche premessa e poi arrivo al sodo, come sempre con proposte operative.
Stop formazione in aula
Le associazioni di categoria si stanno “battendo” per far ripartire la formazione. Intanto però tutto è fermo, o meglio i Protocolli per il contenimento della diffusione del coronavirus negli ambienti di lavoro prevedono la sospensione dell’attività formativa in modalità in aula senza previsioni di date per un ritorno alla normalità su questo versante.
Certo si può pensare di erogare parte della formazione in videoconferenza, ma ci sono attività che prevedono moduli pratici che non è possibile svolgere nemmeno con questo canale. E lo stesso vale per l’addestramento, per lo meno se non declinato individualmente.
Informazione COVID-19
Tutte le misure adottate per dare attuazione ai contenuti dei Protocolli devono però essere oggetto di informative specifiche:
- sui vincoli di accesso ai luoghi di lavoro e sulle misure di igiene;
- sulle modalità di collaborazione con le autorità (non ci si reca in pronto soccorso, ma si chiamano i numeri verdi regionali o il 1500 o il proprio medico curante e si rispettano le indicazioni ricevute che impongano la quarantena o meno);
- sulla modalità di pulizia e sanificazione e sul corretto utilizzo dei prodotti chimici richiesti per queste attività;
- sull’utilizzo corretto dei DPI (come si indossano le mascherine? Ma anche come e quando utilizzare i guanti, infilarli, sfilarli e cestinarli) e sul loro smaltimento (rifiuti sanitari o rifiuti indifferenziati?);
- su come distribuirsi sui mezzi aziendali e utilizzare gli spazi aziendali, di qualunque natura;
- sull’obbligo di visita medica al rientro dalla malattia, se si è conclusa con l’esecuzione di un tampone da parte di ATS…
La soluzione sta:
- nell’appendere cartelli e infografiche, eventualmente attingendo a siti istituzionali (ex. World Health Organization, CNCPT, Ministero della salute, ATS);
- nell’inviare e-mail al personale che ha a disposizione un indirizzo aziendale e, ovviamente, a fornitori e visitatori prima del loro accesso;
- nel predisporre opuscoli informativi da consegnare (magari insieme alle buste paga) a ogni singolo lavoratore, rispettando rigorosamente tutte le misure di igiene (distanza, mascherine e guanti e igiene delle mani);
- l’Ordinanza di Regione Lombardia n. 547 del 17 maggio 2020 introduce anche l’ipotesi di utilizzo del vecchio SMS per ricordare ai lavoratori l’obbligo di sottoporsi alla misurazione della temperatura (che sì, in Lombardia è obbligatoria per tutti i datori di lavoro).
In alcuni casi, però, l’informazione scivola esplicitamente nella formazione…
Formazione COVID-19
Nel caso dei Protocolli per i cantieri edili il legislatore si lascia sfuggire che “il datore di lavoro si assicura che in ogni cantiere di grandi dimensioni per numero di occupati (superiore a 250 unità) sia attivo il presidio sanitario e, laddove obbligatorio, l’apposito servizio medico e apposito pronto intervento; per tutti gli altri cantieri, tali attività sono svolte dagli addetti al primo soccorso, già nominati, previa adeguata formazione e fornitura delle dotazioni necessarie con riferimento alle misure di contenimento della diffusione del virus COVID-19”.
L’aspetto della formazione non risulta eludibile neppure nel caso in cui il datore di lavoro decida di affidare a lavoratori dipendenti le attività di pulizia e sanificazione: ormai unanime in questo caso la posizione che dice che l’integrazione del DVR aziendale diventa necessaria e, di conseguenza, come non integrare la formazione del personale?
Con il divieto di formazione in aula vigente, chiedersi come procedere in questi casi è del tutto legittimo. La formazione a distanza richiede organizzazione e procedere individualmente risulta troppo dispendioso in termini di tempo. La risposta in questo caso può essere la cosiddetta “formazione on the job“, quindi quella formazione erogata senza fermare le attività produttive, sfruttando al contrario le attività programmate per fornire competenze e consentire l’esercitazione del personale.
Non molto diversa dalla formazione individuale, ha però il vantaggio di ridurre le problematiche organizzative sia nell’interfaccia formatore- discente (non serve verificare la disponibilità degli strumenti informativi e la copertura della connessione) sia in termini operativi (non si influisce sulla composizione delle squadre di lavoro, sull’organizzazione dei trasporti o sui turni), richiedendo un adattamento maggiore da parte del formatore.
Ma? Te lo aspettavi il “ma”, vero? Richiede una buona disponibilità di spesa da parte del datore di lavoro perché il formatore viene impegnato per n volte, dove n è il numero di turni e/o luoghi di lavoro del personale da formare, al contrario di quanto accade nella formazione in aula in cui l’impegno del docente è confinato in una durata definita. Considerato però che si tratta di attività formative “di integrazione” della formazione già in possesso del personale e per le quali non vi sono vincoli legislativi di durata, si può pensare di strutturare il percorso bilanciando le esigenze in gioco (formazione efficace, costo e guadagno).