Il Protocollo condiviso di regolamentazione per il contenimento della diffusione del COVID-19 nei cantieri è stato aggiornato in data 24 aprile, insieme agli altri protocolli. L’aggiornamento ha introdotto un dettaglio che, per quanto specifico per i cantieri, invita a porre attenzione a un tema che riguarda tutte le attività lavorative: influisce e, se sì, in che modo la condizione di emergenza sanitaria in uno scenario di emergenza lavorativa? Ipotizzando cioè che si verifichi una condizione di emergenza di primo soccorso (malore, incidente o infortunio) , in che modo lo stato di emergenza sanitaria legata al COVID-19 influisce sulle procedure di intervento?
Non è solo questione di DPI
Al punto 5 “Dispositivi di protezione individuale”, il Protocollo per i cantieri recita:
“il datore di lavoro si assicura che in ogni cantiere di grandi dimensioni per numero di occupati (superiore a 250 unità) sia attivo il presidio sanitario e, laddove obbligatorio, l’apposito servizio medico e apposito pronto intervento; per tutti gli altri cantieri, tali attività sono svolte dagli addetti al primo soccorso, già nominati, previa adeguata formazione e fornitura delle dotazioni necessarie con riferimento alle misure di contenimento della diffusione del virus COVID-19″.
Due sono in pratica le questioni che si devono affrontare:
- adeguamento della formazione;
- fornitura di “strumenti”.
Ma in che modo? Quali strumenti?
Partiamo dalle dotazioni
Lo hanno insegnato le immagini televisive degli ultimi mesi e le continue attenzioni alle misure di igiene respiratoria: bisogna proteggersi dalle goccioline di saliva nebulizzata (droplet), sia per contatto diretto che indiretto, e questo aspetto non si può trascurare in una situazione di emergenza.
Non ci sono indicazioni di dettaglio nei protocolli, ma le dotazioni alle quali è immediato pensare sono tre:
- schermo protettivo del viso;
- ambu (o pallone autoespandibile);
- guanti in lattice, in doppio strato (due paia sovrapposti).
La formazione di primo soccorso per il COVID-19
Mancano riferimenti precisi per le dotazioni e anche dettagli sulla formazione richiesta per utilizzarle. Sino a fine maggio anche la sola parola “formazione” stonava rispetto alla previsione di sospensione e annullamento di ogni evento interno e attività di formazione in azienda previsti dagli stessi Protocolli sicurezza COVID.
Immediato pensare alla formazione on the job, quindi a interventi spesso individuali e in contemporanea all’esecuzione dell’attività lavorativa, senza porsi troppi problemi sulla durata per concentrarsi invece sulla sostanza: il tempo necessario a comunicare e far comprendere quali accorgimenti devono adottare gli addetti al primo soccorso e come devono utilizzare i dispositivi “aggiuntivi”.
Nelle ultime settimane, però, le Regioni, secondo tempistiche definite nelle relative ordinanze (QUI quella della Lombardia e QUI quella del Veneto), hanno “riaperto le porte” alla formazione in aula. A questo si aggiunge la considerazione che, al di là della definizione formale di stato di emergenza a oggi in essere sino al 31 luglio, non è possibile prevedere se il termine sia da considerarsi definitivo né ritenere che il rischio scompaia in modo improvviso. Oltre al fatto che le situazioni di emergenza di primo soccorso non riguardano esclusivamente i cantieri, ma ogni attività lavorativa.
Si potrebbe forse iniziare a pensare di integrare la formazione di primo soccorso con gli elementi che ci sono divenuti famigliari grazie all’emergenza sanitaria? Eventualmente iniziando a integrarli nei moduli di aggiornamento che dovranno essere programmati (o riprogrammati dopo il lockdown) nei prossimi mesi.